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Due convessi | T-Yong Chung 정득용

La Nuova Galleria Morone è lieta di presentare la mostra personale di T-Yong Chung (Tae-gu, Corea del Sud, 1977) dal tiolo “Due convessi” a cura di Roberto Lacarbonara.

Ogni immagine è un punto di contatto, il luogo in cui si sfiorano due superfici convesse: l’occhio e il mondo. Il piano di intersezione tra queste entità definisce un taglio, un’area di condivisione e compenetrazione, rivelando il grado, l’ampiezza e l’intensità di questo incontro invisibile tra l’io e la realtà.

Sin dalle prime intuizioni e applicazioni della prospettiva, al seguito delle analisi di Brunelleschi, la costruzione di un’immagine bidimensionale si incardina sul piano verticale d’intersezione della piramide visiva che, dall’occhio dell’osservatore, proietta lo sguardo verso la realtà. Nella ricerca pittorica e scultorea di T-Yong Chung, la visione si genera da un atto differente, non già prodotto a partire da un soggetto forte, da un punto di vista dominante, bensì da una reciprocità di mondi, di intenzioni e appartenenze. Vi è comprensione quando vi è comunione, mutua convergenza, contatto.

Nelle sculture di busti classici e di volti infantili, l’artista esegue parziali rimozioni, amputando alcuni elementi del viso, evidenziando l’idea di perdita e sottrazione. Sono quelle sezioni, severe e geometriche, a rivelare un punto di aderenza tra un oggetto-volto e un soggetto-sguardo che si approssima al primo e accede al suo mistero. È qui che due presenze giungono a fusione: ogni relazione implica la messa in discussione di un sé.

Sono invece intersezioni piane quelle che T-Yong Chung riporta su tela o su carta – monotipi realizzati con tecnica calcografica – partendo dalla riduzione di volumi tridimensionali a superfici bidimensionali. Gli elementi dissezionati, esplorati da una visione che attraversa e fende gli oggetti, sono sempre e soltanto vuoti, forme cave, recipienti di epoca arcaica (vasi, anfore e crateri fittili) o contenitori di età contemporaneità (scatole in plastica per alimenti). Ne emergono forme ibride, articolate, in cui è possibile intravedere sagome dalle cromie sfumate ed evanescenti. Figure provenienti da mondi lontani, convenute e convergenti per divenire vasi comunicanti, sezioni eteree di insiemi vuoti.

T-Yong Chung (Tae-gu, Corea del Sud, 1977) vive e lavora a Milano. Dopo la laurea in Environmental Sculpture presso l’Università di Seoul, ha conseguito il Diploma in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Nel 2016 ha partecipato all’ACAW, Field Meeting Take 4, Solomon R.Guggenheim Museum & Asia Society, New York e al Gangjeong Contemporary Art Festival, The ARC, Tae-gu (Corea del Sud). Il suo lavoro è stato esposto al Padiglione Esprit Nouveau di Bologna, allo Space BAR di Tae-gu (Corea del Sud), al Museo d’arte contemporanea di Lissone, al Nuovo Spazio Espositivo di Casso nell’ambito della rassegna Dolomiti Contemporanee, alla Fondazione Spinola Banna di Torino, alla Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Trento. Sue mostre personali si sono tenute alla galleria Renata Fabbri, Otto Zoo, allo spazio MARS di Milano e alla Car Project Gallery di Bologna. Ha partecipato a numerose residenze e workshop in Italia, tra cui: Museo Carlo Zauli di Faenza, alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia e a Madeinfinlandia a Pergine Valdarno.

INAUGURAZIONE:
20 novembre 2025
DATE MOSTRA:
20.11 | 16.01.2026
a cura di:
Roberto Lacarbonara
ARTISTI:
T-Yong Chung
Category:
Mostre, Prossima