La Nuova Galleria Morone presenta Disagio dell’assenza, personale di Tullio Brunone negli spazi della Project Room.
Questa installazione è il terzo elemento di una serie di osservazioni sul rapporto tecnologia, comunicazione e comportamenti, iniziato con il “cartelame” di Porto Maurizio ad Imperia e proseguito con la “pala delle atribuzioni simboliche o predella”.
In questa mostra terzo elemento, è presa in considerazione la raffigurazione e l’autentificazione che essa ottiene per mezzo del passaggio attraverso lo strumento tecnologico e quindi al soggetto raffigurato. L’impossibilità di riconoscersi, di scorgersi e soprattutto l’annullamento della riconoscibilità pongono l’osservatore in uno stato di ansia e panico crescenti.
Dopo anni di perlustrazione delle tecnologie, dell’analisi sulle connessioni che il linguaggio mediale ha intrecciato col sistema complessivo sociale, quindi degli aspetti economico e linguistici, ho la convinzione che proprio per esso e con esso quindi sia necessario intraprendere un itinerario per ripensare in senso verticale, oltre il limite dell’espansione, in senso contrario al flusso del consumo ineluttabile, immergendoci oltre il limite della superfiie, della soglia.
Come lo specchio costringe alla riflessione dal momento che ritorce noi stessi, e come nella teoria, alquanto sugestiva, che nella riflessione infinita di noi stessi, coinvolgendo il tempo della rifrazione, ipotizza la possibilità di risalire e di scorgere le nostre origini,la tecnologia ci sposta non più nel tempo passato bensì nell’angoscia di noi stessi.
Operazione chirurgica che penetra nel nostro profondo stanando l’animo intimo ed ambiguo di cui siamo inconsapevoli e che da sempre latente, è trasversale a noi.
La installazione per lo spazio della Project Room consiste in una struttura in ferro con un cristallo 80×110 ed una plancia di supporto di 110 cm applicata a parete.
L’immagine sfuggente di noi stessi che si nasconde alla nostra vista, la cancellazione dell’identità di una consuetudine costituita dall’apparire, diviene atto di violenza e di intollerabile negazione al limite del panico e della disperazione.
Una webcam collegata ad un pc a sua volta collegato ad un videoproiettore montato al soffitto.
L’ installazione è gestita da un software che elabora la situazione ripresa dalla telecamera e la invia elaborata al videoproiettore che la proietta sulla parete attraverso il cristallo.
Tullio Brunone è stato titolare della cattedra di Progettazione Multimediale alla Scuola di Nuove Tecnologie dell’Arte dell’Academia di Brera. È stato curatore del Laboratorio di Linguaggi Multimediali all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano oltre ad aver tenuto la cattedra di Teoria e Sistemi della Comunicazione al The International College of Sciences of Arts, sempre a Milano.
Agli anni Settanta risalgono le prime operazioni, nel 1976 ha fondato insieme a Giovanni Columbu, Ettore Pasculli e Paolo Rosa il Laboratorio di Comunicazione Militante, con il quale ha aperto la Fabbrica di Comunicazione nella chiesa di San Caroforo a Milano. È il periodo dell’analisi e dell’approfondimento del linguaggio dei mezzi di produzione delle immagini, dove l’attenzione dall’interno del mezzo, è trasferita all’esterno, cioè sui contenuti “storici” di cui lo strumento, con proprietà specifiche, è veicolo. Da quegli anni, intensamente vissuti da un punto di vista sociale, il lavoro si è sviluppato verso le nuove potenzialità “poetiche” che l’evoluzione dei media stava imponendo. Ecco dunque la necessità di allargare i confini della visione, attribuendo allo spazio visivo una diversa profondità,facendo coesistere l’ambiente con l’ambiente elettronico.
Ha partecipato a numerose manifestazioni, legate al cinema e alla videoarte. Le riflessioni sul problema del tempo, hanno ampliato e moltiplicato gli aspetti disciplinari, introducendo la necessità di utilizzare quei linguaggi che la multimedialità e l’elettronica permettono di controllare. Alcune manifestazioni a cui ha partecipato tra le quali il Teatro dell’ascolto al Festival di Sant’Arcangelo di Romagna segnano la confluenza di diversi linguaggi nell’interattività e nell’approfondimento dello spazio “virtuale”. Lo sviluppo di sistemi operativi tendenti ad affrontare la complessità del sistema sensoriale, la progetazione di software in grado di approfondire le capacità espressive e di attribuirne “profondità”, identificano l’attuale stato della ricerca. Operazioni come Opera totale (1996) al Teatro Toniolo di Mestre, Segnali d’Opera (1997) alla Galleria d’Arte Moderna di Gallarate, Nostalgie (2008) al Museo Villa Croce di Genova, seguono in progressione conducendo la ricerca e lo sviluppo del linguaggio sino agli aspetti attuali, in contemporanea al recupero degli studi sulle esperienze del Laboratorio di Comunicazione Militante manifestata in operazioni significative come la mostra al PAN di Napoli, al MLAC dell’Università La Sapienza di Roma, Disobedience al Raven Row Londra e FuOri al Museo del Novecento a Milano. Dopo la mostra, Armamntari, alla fondazione Mudima integrale sul LCM con la pubblicazione del volume edito da Dalai, a cura di Angela Madesai e l’ulteriore mostra del LCM nell’ambito di Disobedience Archive al Castello di Rivoli, la ricerca sul linguaggio elettronico si integra ulteriormente con le mostre “Aggiustare lo sguardo” alla Gagliardi Art System di Torino e “Lo spettatore emancipato”alla Galleria Bonelli di Milano per poi giungere ultimamente alla galleria Sharevolution di Genova con la mostra “Lo sguardo indagato” una rassegna di 40 anni di ricerca. manifestata in operazioni significative come la mostra al PAN di Napoli, al MLAC dell’Università La Sapienza di Roma, Disobedience al Raven Row Londra e FuOri al Museo del Novecento a Milano. Dopo la mostra, Armamentari, alla fondazione Mudima integrale sul LCM con la pubblicazione del volume edito da Dalai, a cura di Angela Madesani e l’ulteriore mostra del LCM nell’ambito di Disobedience Archive al Castello di Rivoli, la ricerca sul linguaggio elettronico si integra ulteriormente con le mostre “Aggiustare lo sguardo” alla Gagliardi Art System di Torino e “Lo spettatore emancipato” alla Galleria Bonelli di Milano per poi giungere ultimamente alla galleria Sharevolution di Genova cn la mostra “Lo sguardo indagato” una rassegna di 40 anni di ricerca.
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