Quello di Antonio Marchetti Lamera è un desiderio di natura esistenziale: riuscire a fermare il tempo. Un’utopia, una chimera? Comunque un tentativo quotidiano che prevede l’utilizzo di mezzi diversi. Ognuno dei suoi lavori parte dalla fotografia, centinaia di scatti, attraverso i quali l’artista registra la realtà. Le immagini ottenute diventano, quindi, disegni, realizzati con la matita grassa, che vengono velati con una pittura cangiante di diverse sfumature: dal verde, al blu, all’azzurro, al viola, al rosso.
L’ombra, protagonista della storia, è stata fotografata dall’equinozio di primavera del 21 Marzo del 2016 fino a quello del 21 Marzo 2017. Così l’artista ha registrato tutti i mutamenti della stessa per un anno solare. Il principio del tutto è la rotazione della terra intorno al sole. La scelta di quel particolare momento, l’equinozio di primavera, non è ovviamente casuale: è il momento in cui il periodo diurno e il periodo notturno sono uguali poiché i raggi solari giungono perpendicolari all’asse di rotazione della Terra.
In mostra sono un lavoro installativo con sedici disegni di piccole dimensioni, risultato della rotazione dell’ombra a 360°, che volutamente ricordano i negativi in bianco e nero delle vecchie lastre fotografiche, alcuni disegni di grandi dimensioni realizzati su carta Amatruda di Amalfi e tre dipinti.
L’ombra in sé non esiste, è qualcosa di incorporeo, che muta la sua forma, in funzione del binomio luce-tempo, ed è proprio per questa mutevolezza che Marchetti Lamera l’ha associata al concetto di leggerezza, in cui il rimando obbligato è alla lezione americana di Italo Calvino.
Nel lavoro di Antonio Marchetti Lamera (Torre Pallavicina BG, 1964), la pittura è il punto d’arrivo di un processo creativo che muove dalla fotografia per includere, nelle sue fasi intermedie, soprattutto il disegno. Un procedimento, questo, che fa della pittura e della fotografia due media re-inventati e quest’ultima, in particolare, è qui usata non solo come strumento meccanico, ma anche come mezzo finalizzato alla creazione di un processo nuovo che valorizzi quello pittorico.
Citando solo alcune delle principali esposizioni personali: nel 1993 mostra presso Studio Trisorio di Napoli. Nel 2006 espone da Artmark Galerie di Vienna e nel 2007 alla Vertigo Gallery di Londra. Del 2010 è la mostra Urban shadow presso la Galleria Bianconi di Milano. Si ricorda, inoltre, insieme a Maurizio Donzelli, la mostra Lunghezze d’onda presso Villa Rufolo di Ravello (SA). Nel 2015, espone alla Nuova Galleria Morone Tempo immobile, nel 2016 è protagonista di Tempo sospeso, una mostra personale presso Gagliardi e Domke Art Gallery di Torino.
Hanno scritto su di lui, tra gli altri: Peter Assmann, Paolo Balmas, Claudio Cerritelli, Tiziana Conti, Alberto Dambruoso, Elena Forin, Agnes Kohlmeyer, Lorenzo Madaro, Angela Madesani, Gianluca Marziani, Demetrio Paparoni, Elena Pontiggia, Francesco Tedeschi, Marisa Vescovo.
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