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Borderless/Milano | Sara Badr Schmidt

La mostra, curata da Chiara Gatti, nasce da un progetto site-specific dedicato al tema eterno del confine fra paesi, inteso come soglia, passaggio, membrana osmotica ma spesso, drammaticamente, sigillata. Quattordici light box, distillati nel buio dell’ambiente, aprono altrettante finestre su 14 cieli diversi. Orizzonti di nazioni e geografie lontane, distinti da condizioni atmosferiche, segnali climatici, momenti diversi di giornate particolari attraversate, nel blu, da messaggi subliminali, parole e scritte grafiche che riassumono, in un verso, l’identità di un luogo o la sua storia.

I cieli che Sara Badr Schmidt ha fotografato durante i suoi viaggi in giro per il mondo, in oltre dieci anni di ricerca, sposano un vocabolario essenziale ma lapidario di voci che inchiodano uno stato d’animo, un episodio epocale. Basti pensare al cielo di Parigi, immortalato nel gennaio del 2015, a poche ore dalla tragedia del Charlie Hebdo. Fra le nuvole del tramonto emerge la scritta “témoin”, testimone. Oppure al cielo di Beirut, nel febbraio del 2012, percorso della scritta “sawa”, insieme, allusione lirica all’immagine di una città dove vivere “insieme” pare un’utopia. Il cielo sopra Ground Zero, a New York, è una laguna di polvere e nebbia: nella foschia si intravede la cima della Liberty Tower; la parola “empty”, vuoto, è densa di significato.

Il dialogo fra ogni singolo cielo, emblema di uno spazio mistico, e la parola precisa che lo abita, come un moto universale, icona di una cultura e di una civiltà, tradisce la vicenda personale di Sara e spiega nell’intimo le origini del suo lavoro, la genesi del suo pensiero. Nata a Stoccolma da madre svedese e padre libanese, approdata in Francia per sfuggire ai conflitti in Libano, ha riflettuto sulla convivenza fra culture e religioni, sul problema irrisolto dell’appartenenza territoriale, sull’identità politica e sociale dei luoghi, sulla possibilità o il sogno di un equilibrio e di una coabitazione fra popoli, al di là di confini violati. “Borderless” sintetizza in una parola questo miraggio.

Completa la mostra il video “Skyprint”, di 4 minuti, proiettato sul soffitto della project room come un altro cielo da guardare. La soundtrack è un brano composto da Jean-Daniel Consolini, che corona un gioco alternato fra l’orizzonte aperto della calotta celeste, punteggiato di uccelli in volo, e i dipinti di Marc Chagall per la cupola dell’Opéra Garnier di Parigi. Alcuni light box sono corredati, a loro volta, di tracce audio.

Sara Badr Schmidt è nata a Stoccolma nel 1968 da madre svedese e padre libanese, vive e lavora a Parigi da dodici anni. Ha esposto a Parigi, Beirut e Milano in occasione della recente mostra “Oltre La Cena / Un ultima scena” a la Galleria del Institut Français.

INAUGURAZIONE:
21 gennaio 2016
DATE MOSTRA:
21.01 | 19.03.2016
A CURA DI:
CHIARA GATTI
ARTISTI:
SARA BADR SCHMIDT
Category:
Passata, Project Room