Le opere di Pipo Hernández Rivero (Gran Canaria, 1966) sollevano dubbi su ogni tipo di certezza culturale. Sottolinenando la complessità delle possibilità della pittura nel XXI secolo, mettendo in discussione i confini della disciplina pittorica e la percezione del valore dell’oggetto d’arte rimarcandone le loro nozioni tradizionali, proponendo una revisione della pittura stessa a partire da strutture formali e concettuali che sottendono riferimenti al fallimento delle avanguardie culturali.
Nella sua seconda personale presso la Nuova Galleria Morone, l’artista tenta di ridare vita ai ruoli dell’opera d’arte. Per disturbare l’ordine cognitivo stabilito per le opere d’arte, Pipo Hernández Rivero lavora con gli elementi che tradizionalmente compongono la storia dell’arte interponendoli a oggetti tipici della sfera umana quotidiana. In questo modo i pezzi trasportano lo spettatore in un ambiente dove l’opera d’arte convive nello spazio dell’intimità, sovvertendo la propria natura pubblica ed espositiva.
Quale sia il senso che la pittura può avere nella società moderna è l’indagine che permea i recenti lavori dell’artista spagnolo Pipo Hernández, attraverso i quali affronta questioni legate alle mutazioni e alle ambivalenze che dal secolo scorso continuano a imporsi nel presente. Con un tono parodistico e provocatorio, affronta criticamente questi problemi con la complicità concettuale di uno dei più antichi impulsi umani: l’urgenza del contatto.
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